Collana Rodeo
n.50 "Squilli al tramonto" - 96pp - 71.07 
Storia del West (rossa)
n.25 "Squilli al tramonto" - 96pp - 86.07
Non ci sono solo gli apaches a fare scorrerie nel sud-ovest: i loro "cugini" navajos hanno una lunga tradizione in questo senso. Finchè arriva l'ordine dei comandi militari: fermate i navajos. Per farlo Kit Carson si deve avvalere di chi odia gli indiani: il suo braccio destro Chivington e il capitano messicano Alvarado. Pat MacDonald prova a fare da guida e paciere. Ma nessuno vuole ascoltarlo e così non resta che fare da testimone alla fine dei navajos. 
Siamo nel 1863. 
• Per quanto abbastanza didascalico, questo episodio ci guida con perizia nelle sporche guerre indiane. Sebastiano è un navajo convertito: deluso dalla guerra cerca una nuova ragione di vita in Cristo. Chila è una donna navajo: vuole un guerriero al suo fianco. Naso rotto è un capo navajo e rappresenta la sua gente. E' un predone e non lo nasconde. Da sempre i navajos come i loro "cugini" apache, compiono scorrerie a danni di altri indiani o di messicani. A differenza di altri indiani i navajos non sono però nomadi, e di questo approfittano i soldati. E quando si comincia una "guerra totale", facendo terra bruciata, è inevitabile che ci rimetta tutto il popolo, comprese donne e bambini. I navajo devono perdere, ma un guerriero come Naso rotto deve morire combattendo. E dopo aver provato a seguire la strada dell'uomo bianco, vedendo che gli stessi soldati se ne scostano, non resta a Sebastiano, anzi Natohe, che morire da guerriero navajo al fianco di Naso rotto. 
• Ottima la scelta del soggetto quindi, che ci guida pian piano a capire le ragioni (perchè quelle di chi è colpito dalle scorrerie sono evidenti) dei navajos. Ottimo pure il dialogo con il vecchio e saggio capo indiano, così come la degna fine della guerra a pag.97. 
• Polese è alterno nella rappresentazione grafica. Dopo essere stato a volte anche ottimo, a metà albo comincia a disegnare qualche tavola non proprio bella. E proprio nel momento clou, a pag.97, viene a mancare la sensazione di dignità che dovrebbe accompagnare la "potenza" del testo di D'Antonio.							
 
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